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Giuseppe, responsabile reparto confezione

Intervista a Giuseppe, responsabile del reparto confezione

Controllo qualità, taglio e piega non hanno segreti per Giuseppe, responsabile del nostro reparto confezione e parte della grande famiglia MET dal 1997.

Ho la fortuna di fare quello che mi piace, lavorare per me non è un peso” dice Giuseppe, che quest’anno festeggia il 25esimo anniversario con la MET e che tra qualche anno andrà in pensione passando il testimone alle nuove generazioni.

Ciao Giuseppe, di cosa ti sei occupato prima di arrivare in MET

Sono sempre stato interessato al settore meccanico, mi sono diplomato in perito meccanico e appena dopo la fine degli studi mi sono occupato della manutenzione di macchinari, sempre qui nel Biellese.
Dopo un’altra esperienza lavorativa, sono arrivato in MET nel 1997. In quegli anni lavoravo fianco a fianco con il signor Edoardo: mi ha insegnato molti trucchi del mestiere e anche molto della vita, conservo un bellissimo ricordo.

Adesso che sei responsabile del reparto confezione, in cosa consiste il tuo ruolo?

Come prima cosa mi assicuro che l’impostazione delle macchine sia corretta e che tutto proceda come programmato, coordino le ragazze che fanno controllo qualità e al bisogno faccio anche la manutenzione dei macchinari.

Facciamo un passo indietro per capire meglio come funziona il reparto confezione: puoi spiegarci cosa prevede?

A seguito della tessitura, le etichette arrivano nel nostro reparto e vengono sottoposte al primo controllo qualità, in cui si scartano eventuali prodotti qualitativamente non conformi agli standard.
Successivamente si passa al taglio, utilizzando la tecnologia laser o ad ultrasuoni a seconda dell’effetto finale desiderato. Poi è il momento della piega, che può essere a cavallotto, ai lati, a Manhattan, a libro, a mitria.
Infine, le etichette vengono nuovamente controllate, imballate e consegnate per la spedizione.

Il processo è sempre così “fluido”?

Come in tanti altri lavori produttivi, anche per la realizzazione delle etichette tessute possono esserci degli imprevisti durante la fase di produzione. Ad esempio, se l’etichetta è leggermente più lunga di quanto stimato, e stiamo parlando di millimetri, è possibile che non venga tagliata bene e che quindi il risultato finale non sia eccellente.
Per evitare sprechi e perdite di tempo, prepariamo un’anteprima di produzione di piccola dimensione ed eventualmente facciamo delle modifiche anche nella tessitura: in questo caso mi confronto con Massimo, il responsabile del reparto, e i ragazzi che collaborano con lui.

Altre volte sono necessarie delle lavorazioni accessorie che non realizziamo internamente, come nel caso dell’applicazione di uno speciale inchiostro invisibile che marchia ciascuna etichetta rendendola impossibile da contraffare. In questo specifico caso, ad esempio, consegniamo le etichette tessute in rotoli per l’aggiunta dell’inchiostro anti-falsificazione, successivamente le tagliamo, pieghiamo e controlliamo nuovamente prima di consegnarle al cliente.

Per il controllo qualità utilizzate dei macchinari specifici?

Ogni etichetta è diversa dalle altre, quindi sarebbe difficile avere un macchinario o un software che, impostati in partenza, sostituiscano il lavoro dell’occhio umano. Credo infatti che uno dei nostri punti di forza sia proprio l’esperienza e l’abilità delle ragazze in reparto che controllano manualmente etichetta per etichetta.

Cosa si fa con le etichette scartate? Vengono semplicemente buttate?

In MET c’è un forte senso di responsabilità verso il pianeta e la riduzione degli sprechi. Per le etichette non conformi al controllo qualità è stata adottata una politica di economia circolare: il prodotto scartato viene sfilacciato con una macchina sfilacciatrice che lo trasforma in fiocco di poliestere e che, a sua volta, viene poi reintrodotto nel ciclo produttivo.

Cosa consiglieresti ad un/una giovane che vuole intraprendere questo percorso lavorativo?

Negli ultimi anni ho avuto la sensazione che ci sia poco interesse verso questo tipo di lavoro, forse perché non è così comune e conosciuto. In ogni caso, il mio più grande consiglio è di essere umili e curiosi: bisogna imparare i trucchi catturando con lo sguardo ciascun dettaglio del lavoro, facendo domande, provando, sbagliando e testando con le proprie mani.

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