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Michela maestra annodatrice

Intervista a Michela, la nostra maestra annodatrice

Conosciuta con il nome d’arte Art Attack, Michela è un’annodina estremamente solare ed energica che lavora con i telai da oltre 35 anni.

Ciao Michela, quando sei arrivata in MET?

Sono entrata a far parte della grande famiglia MET nel 1986 ad appena 15 anni, ero giovanissima e avevo tanta voglia di imparare un mestiere. Stare ferma sui libri non faceva per me: avevo bisogno di stare in movimento, di fare qualcosa di produttivo, di creare e dare sfogo alle mie energie. Anche per questo motivo, dopo qualche anno, hanno iniziato a chiamarmi Art Attack, soprannome che credo mi calzi a pennello!

In una fase iniziale ho osservato moltissimo per capire il funzionamento dei telai, i compiti della tessitrice e il modo migliore per svolgere bene questo lavoro. Man mano sono cresciuta professionalmente e dopo circa 10 anni sono stata affiancata da una figura senior che mi ha insegnato, tra le altre cose, a cambiare i pettini, rendendomi indipendente anche dal punto di vista meccanico.

Oggi di cosa ti occupi in azienda?

Letteralmente annodo, congiungo e tiro avanti manualmente i fili dell’ordito che andranno a realizzare l’etichetta tessuta. Spesso i fili vengono già incorsati, quindi mi occupo di mettere le lamelle e passare il pettine, che ha una sequenza di fili regolare o irregolare a seconda del tipo di telaio.

A proposito di telai, lavori sia con quelli cimossati sia con quelli a pinza e ad aria?

Certo, utilizziamo uno o l’altro a seconda del risultato finale che si vuole ottenere e delle lavorazioni accessorie che si andranno ad aggiungere dopo. Ad esempio, per etichette tessute dal gusto e dalle caratteristiche più ricercate, solitamente utilizziamo i telai cimossati con cui riusciamo a rendere il bordo meglio rifinito.
Negli ultimi anni, inoltre, c’è stata un’innovazione a livello tecnologico: anche in MET sono stati introdotti macchinari nuovi che ci permettono di ridurre i tempi di lavoro, raffinare le lavorazioni e offrire etichette tessute di qualità superiore.

Data la tua esperienza, in questi anni com’è cambiata la produzione di etichette tessute?

È cambiato veramente molto nel modo di lavorare, così come sono cambiate le esigenze dei clienti e del mercato tessile. Ad esempio ricordo che, nei primi anni Novanta, c’era la tendenza a realizzare etichette molto spesse (a livello di trama e ordito), poco dettagliate a livello grafico. Oggi ho l’impressione che si ricerchino di più l’eleganza e la raffinatezza, intendendo l’etichetta come un’aggiunta di valore al capo finito: si scelgono quindi spessori meno ingombranti e si favoriscono grafiche più “pulite”. Tutte queste variazioni, inevitabilmente, influenzano anche la nostra produzione.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Direi tutto, altrimenti non avrei continuato a fare l’annodina per così tanti anni! Penso che il mio lavoro sia molto stimolante e mai monotono: trovare soluzioni sempre nuove e collaborare con altre persone (tra cui le tessitrici e Massimo, il responsabile del reparto tessitura) è quello che mi piace di più in assoluto.

Cosa consiglieresti ad un/una giovane che vuole intraprendere questo percorso lavorativo?

Il mio consiglio più grande è essere curiosi e lasciarsi trasportare dalla curiosità, sia per imparare i segreti del mestiere sia per continuare a migliorarsi e a migliorare il lavoro altrui.
Certo, non bisogna poi dimenticare che si deve essere interessati al lavoro che si sta svolgendo, altrimenti diventa solo un automatismo che a lungo andare rischia di diventare noioso e ripetitivo.

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